FUORI REPERTORIO


Tieste

Una produzione Fondazione Aida di Verona e Ancient Pathos European Project

Di Seneca • Adattamento di Simone Azzoni
con Lorenzo Bassotto, Monica Ceccardi, Irene Fioravante, Roberto Maria Macchi, Marco Zoppello
scene  di Lorenzo Bassotto realizzate da Guglielmo Avesani
maschere di Roberto Maria Macchi
costumi  e trucco di Marco Ferrara
tecnico audio luci Matteo Pozzobon
regia di Lorenzo Bassotto

PRIMA MONDIALE  • ATENE  27 APRILE 2013 TOPOS ALLOU THEATRE ANCIENT PATHOS FESTIVAL
                                               VERONA 7 GIUGNO 2013 TEATRO FILIPPINI ANCIENT PATHOS FESTIVAL 

IL TRAILER UFFICIALE

WORK IN PROGRESS

Una sala chirurgica. Un ambiente asettico dove si scava, si scopre, si va in profondità alla ricerca della verità, la verità dell'essere umano. Essere umano nella sua accezione di non essere animale. La settecentesca ricerca infinita di un qualcosa di fisico, nascosto in profondità, capace di spiegare le bassezze del genere umano. Una ricerca infinita che paradossalmente non può che arrestarsi ogni volta che le capacità scientifiche non arrivano a vedere il più piccolo, chiamato di volta in volta e di scoperta in scoperta, "l'infinitesimale". Una parola che in questo contesto prende un'accezione paradossale e che contiene forse una risposta involontaria alla ricerca. Il male infinito. Le infinite tesi del male. L'infinitesimale. Non c'è fine alla scoperta delle sue declinazioni. L'uomo non concepisce, non è capace di darsi un limite, di dare un limite alla violenza. La violenza è continua, è ciclica, violenza chiama violenza come dicono i mafiosi. Legge del taglione portata alla sua massima espressione. Seneca si avvicina a questa violenza come ad una materia che scotta. Sembra non volerla toccare e quindi ci si avvicina con cautela, non la mette mai in scena, quasi in un tentativo di soffocamento letterario. La approccia con freddezza come farebbe appunto un chirurgo. La precisa funzione del bisturi, che lui traduce in "parola", tagliente ed evocatrice, porta la vicenda dei due fratelli ad un epilogo infinito o meglio, infinitesimale. Parole che tagliano alla perfezione. La messa in scena tenterà di restituire questa tensione verso il piccolissimo, il quasi invisibile.

Lorenzo Bassotto

La scelta di Fondazione Aida si è orientata sul Tieste di Seneca perché la tragedia offre al teatro contemporaneo innanzitutto nuclei tematici di evidente attualità e in stretta relazione con il percorso storico che ha intrapreso Aida nella formazione e nell’educazione attraverso la scena.
Il Tieste è forse la tragedia più solidamente costruita da Seneca. Nel corpus delle sue opere è quella che supera problematiche strutturali presenti in altri testi, ad esempio la staticità dei personaggi e la mancata evoluzione psicologica, l’assenza di dialogo a favore di lunghi soliloqui dai toni spesso retorici e declamatori a discapito dell’azione.
Il Tieste è invece tragedia che riassume il senso e i temi di tutto il teatro senechiano. In primis quell’atmosfera cupa, macabra e densa di orrore che opprime tutta l’opera dello scrittore latino, qui diventa potente metafora universale.
Nel Tieste poi si sviluppa in modo esemplare e coerente il tema caro a Seneca: la contrapposizione violenta tra saggezza e passione, tra la forza della regione e la potenza dell’irrazionale. Il conflitto, che in altri autori tragici è lotta tra bene e male, in Seneca diventa rovina, oscura fatalità, epilogo disperato senza dei o divinità. Gli eventi precipitano mossi da passioni demoniache.
I personaggi, descritti nella loro disperata solitudine, chiusi in angosce insopprimibili hanno spesso attratto drammaturghi e registi (si ricordi ad esempio Artaud) che ne hanno fatto allegorie della tragicità della condizione umana. I ritratti di Seneca hanno una dimensione abnorme, talora mostruosa, contornati da una scenografica e barocca predilezione per l’orrido, per descrizioni orripilanti e atroci.
Il Tieste può essere quindi un laboratorio da sondare e indagare per sviluppare i grandi temi del male e del potere in esso contenuti. Temi come lo stato, la famiglia o la tirannia trovano nel Tieste note dolenti da raccontare col linguaggio della parola spezzata, isolata e rotta dal dolore.
La ricerca teatrale di Fondazione Aida può creare un dialogo tra le figure del mito, gli archetipi assoluti e le declinazioni narrative della Commedia dell’Arte. La tragedia permette infatti di estrapolare figure “classiche” e metterle in dialogo con la tradizione della maschera.
La figura del Dio-regista-artefice degli inferi può, nella commedia dell’arte, esemplificare lo sdoppiamento del rapporto tra vita e scena. La potenza di Tantalo e del suo dolore che si eterna enuclea il rapporto tra stato e famiglia, mentre sulla fisionomia del tiranno si consuma crescita e tracollo, rivoluzione e sovvertimento. Il male è coralità e assolutezza mentre il coro è la speranza e il rimedio. Il tutto tra reggia e tavola, ossia follia e furore. Se la struttura portante è la natura del potere la sua luciferina natura può esser quella che attinge al sovvertimento carnevalesco-folle della commedia dell'arte.

Simone Azzoni


www.fondazioneaida.it

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